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Diversity management: gestire le diversità fa bene

Cos’è il Diversity Management?

Il diversity management è l’approccio multilaterale che riconosce le differenze per gestirle attivamente, non solo in un’ottica etica ma anche come strumento per aumentare la competitività dell’azienda. Insomma, un far leva sulla valorizzazione delle differenze per una doppia ricaduta positiva e un doppio interesse: abbattimento delle discriminazioni, inclusione sociale e concretizzazione dei diritti da un lato e valore aggiunto per il profitto aziendale dall’altro. Riconoscendo questi aspetti, la figura di gestione e di mediazione del diversity manager è destinata a crescere nei luoghi di lavoro pubblici e privati; fino ad arrivare ad essere presente quanto lo è nel Nord Europa, ad esempio.

Il diversity management è un ruolo di cui c’è sempre maggiore bisogno nelle aziende, perché gli ambienti sono eterogenei e occorre maggiore disponibilità al confronto, allo scambio di esperienze, all’inclusione. Altrimenti gli effetti sono a breve termine; la contaminazione con tutti i settori di un’azienda, invece, comporta più flessibilità, più creatività e quindi più produttività. Insomma, un ambiente di benessere organizzativo.

Al confronto con le esperienze europee, come si pone l’Italia?

L’Italia è indietro in confronto al Nord Europa. Abbiamo una situazione destrutturata, a macchia di leopardo. Lo sforzo che, come esperti del settore, vogliamo fare è quello di inculcare alla aziende un percorso che proceda in maniera strutturata e a 360 gradi. Quando parliamo di diversità parliamo di un insieme complesso i cui dinamismi non possono essere trattati separatamente. Orientamenti sessuali, disabilità, migranti e rifugiati: l’approccio è sempre lo stesso, come il rischio dell’instaurarsi del pregiudizio è sempre lo stesso. L’omogeneità di gruppi forti tende a escludere e a discriminare. E’  la mentalità che deve fare il salto di qualità, una mentalità inclusiva genera approcci nuovi, che cercano il ‘talento’ delle persone, che in ciascuna persona vedono il talento non la diversità.

Come si forma un diversity manager?

La figura non può contare in Italia su corsi universitari ad hoc.

E’ un percorso che si fa sul campo. Le politiche di diversity risalgono agli Stati Uniti negli anni Cinquanta per approdare in Europa trent’anni dopo e molto si attinge ai Paesi del Nord Europa.

Ad esempio nel Nord Est, nel vicentino o nel bresciano in molte aziende la componente lavorativa straniera può arrivare circa al 30% e si possono creare conflittualità tra diverse culture. Questa figura può diventare il tessitore del welfare aziendale.

 

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